venerdì 22 maggio 2009

Narrabilando .... Franco Loi intervistato da F. Restivo


Intervista a Franco Loi, in assenza di Franco Loi.
di Flora Restivo

Sembra un gioco di parole, non troppo originale né tanto intelligente, in realtà si tratta semplicemente di un ritratto del tutto personale del grande poeta che io farò, senza certezza di ottenere il suo consenso, ma speranzosa di ottenerlo.
Sarà, comunque, una vera intervista, pertanto le risposte che verranno date alle mie domande saranno tutte assolutamente, parola per parola, di Franco Loi.
Il problema, se così volessimo chiamarlo, riguarderebbe solo la mia idea di quello che è questo grande artista, indipendentemente da ciò che, di lui, si conosce.
Dirò qualcosa di nuovo, non dirò nulla che già non si sappia? Non lo so, ci provo.

Qualche anno fa fui invitata a presentarlo nel corso di una manifestazione. Onestamente mi sembrò un compito piuttosto difficile, ma, disgraziatamente, amo ciò che è difficile e accettai.
Decisi che avrei dato a questa presentazione un piglio consapevole, ma privo di paludamenti. Conoscevo la poesia, ma non la persona, non avevo ancora Internet, quindi non mi erano pervenute immagini di come fosse fisicamente, ma non pensavo a questo come ad un fatto importante e, difatti, non lo è.
L’incontro non si verificò, causa una furiosa eruzione dell’Etna e tutto finì lì.
Dopo un paio d’anni, mi giunse notizia di un suo viaggio in Sicilia, così mi diedi da fare e mi sorbii parecchi chilometri per avere il piacere di conoscerlo.
Non era un momento della mia vita particolarmente felice, ma era troppa la voglia di vederlo e, magari scambiare due opinioni con lui, che andammo, io e mio marito, corredati di invito, all’elegante “location”, scelta per l’occasione.
Arrivammo prestissimo e, zitti zitti, ci sistemammo, dopo un discreto giretto per i viali, nella saletta, preparata per l’evento.
Improvvisamente mi sentii bussare, con lievità, ad un spalla, mi voltai e mi trovai di faccia ad un signore alto, viso ascetico, occhialoni e… sandali ai piedi (in aprile).
Chiesi: “Lei è il professore B.?” (la gentilissima persona, nonché fine poeta e letterato, che si era presa la briga di mandarmi l’invito e anche di informarlo della mia presenza). “No” mi fa, “Sono Franco Loi e ho pensato di scendere in sala una mezz’oretta prima, giusto per scambiare due parole con lei.”

Fu subito amore, per questa immediatezza, semplicità, assenza di spocchia, capacità di entrare in sintonia con l’altra persona…
Purtroppo, io e mio marito, dovemmo lasciare la sala, prima del tempo, a causa di una sgradevolissima telefonata che annunciava uno sgradevolissimo avvenimento, ma la maniera di porgersi, di questo grande, di avvicinarsi, la capacità di far comprendere a chiunque, con una lettura particolarmente scandita e intensa, il dialetto in cui scrive, la grazia e l’interesse con cui aveva accettato alcune trasposizioni in siciliano, che avevo elaborato da sue poesie, mi lasciarono un’impronta fortissima.
.... segue http://farapoesia.blogspot.com/2009/05/intervista-franco-loi-in-assenza-di.html

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