giovedì 26 marzo 2009

Vittoria Ravagli ..... Gimbutas

La nostra ricompensa sarà l’incantesimo.
La nostra ricompensa sarà la parola.
Popol Vuh



Alcune autrici di questo libro erano già molto anziane quando abbiamo cominciato questo progetto molti anni fa e alcune sono morte, sebbene le loro parole continuano a vivere nelle pagine del nostro libro. Molte di loro sono vive e sono qui.
Loxa Jiménes Lópes è una tessitrice e veggente di Epal Ch’en (molte grotte), Chamula. Loxa vive in una casa di fango con tetto di paglia e cucina in un focolare al centro del pavimento di terra battuta, come il resto delle autrici e pittrici di questo libro.
Si prende cura delle sue pecore, fila lana e tesse i suoi vestiti con un telaio da cintura.
Loxa Jiménes Lópes è una cantatrice e pittrice ineguagliabile che lavorò, tra l’altro, alla fabbricazione delle maschere per la copertina.
Ha contribuito al libro con vari testi, fra cui la canzone “Sono donna mia donna”.

Sono donna mia donna.
Sono bimba mia bimba.

Sono donna la donna.
Sono bimba la bimba.


Io so lavorare.
Sono bimba mia bimba.

I miei piedi lavorano.
Le mie mani sanno.

Sono donna mia donna.
Mi hai fatto donna.
Mi hai regalato donna.

Donna dei Fiori.
Madre del Cielo.

Donna delle Rose.
Bimba delle Rose.

Fiorita Donna delle Rose.
Bimba delle Rose in Fiore.

Mi hai dato bimba.
Mi hai inciso bimba.

Mi hai tirato fuori bimba.
Mi hai tirato fuori donna.
Mi hai messo una donna dentro.

Donna del Huipil di Seta.
Bimba del Huipil di Seta.
Donna del Huipil di Lana.
Bimba del Huipil di Lana.

Sono bimba mia bimba.
Sono donna mia donna.

Mi hai dato la mia anima.
Mi hai regalato la mia morte.
Mi hai messo la mia anima dentro.

Sonno la Donna del Huipil Ragno.
Sono la Bimba del Huipil Ragno.

Donna del Fiore di Bromelia.
Donna del Fiore di Konkon.

La Luna è piena.
La donna è in fiore.

Mia bimba mia bimba.
Mia donna la donna.

Dammi nella mia testa,
metti nel mio cuore

i tuoi tre aghi,
i tuoi tre telai, le tue ciotole,
le punte dei tuoi fusi.

Sono bimba mia bimba.
Sono donna mia donna.

Loxa Jiménes Lópes


E anche: Come la Luna ci ha insegnato a tessere

Prima facevano i fili come ora facciamo i nostri figli:
li facevano loro stesse con la forza della loro carne.
Quando cominciò la Terra, dicono che la Luna salì su un albero.
Stava lì tessendo, stava lì filando, lì nell’albero.
Voi dovete tessere, disse ai primi Padresmadres.
Voi dovete filare. Gli insegnò da lì sopra.

Aveva i suoi cardatori, il suo telaio e il suo fuso.
Non so se teneva le sue pecore nell’albero.
E’ possibile che stessero lì.
La Luna aveva la sua riga per misurare il filo, il suo komen.
Era lungo il suo komen e usciva dalla chioma dell’albero.
L’aurora la trovava lassù lavorando.
Tesseva nel bianco di una blusa i semi rossi del broccato.
Tagliò i rami dell’albero e formò il suo telaio.
Così appresero i nostri antenati.

Quella che sta sull’albero ora è la Luna.
Continuò a salire, a salire sull’albero,
e salendo il suo komen come una scala
restò nel firmamento.
O magari lo fece con un salto, dondolandosi ai rami.

Abbiamo ancora il suo telaio, è rimasto con noi.
La Luna ci ha lasciato anche i suoi vestiti quando se n’è andata.
I martoma la curano e per la festa mettiamo gli huipil
che portava la Luna quando divenne la Terra.
Sono così grandi che ormai non possiamo più tesserli.

Loxa Jiménes Lópes

La figlia di Loxa, Petra Ernándes è una donna molto giovane, sebbene – in una cultura come quella tzotzil, in cui le donne si sposano già a tredici o quattordici anni - è rimasta praticamente a “vestire santi”, ossia zitella. Petra non ha perso però la speranza di trovarsi un uomo e ha condiviso con noi il suo incantamento per attrarre un uomo.
Fra i maya del Chiapas, il corteggiamento è un’attività molto seria. Uomini o donne che non sono sposati non parlano fra loro (questo è un costume maya, molto differente da quello occidentale per cui le persone smettono di parlare fra loro una volta sposate). Solamente in casi di estrema necessità, se la casa si sta incendiando o una cosa del genere e bisogna chiamare i pompieri, donne e uomini si permettono di parlare fra loro e solo senza guardarsi negli occhi perché, come sa qualunque quindicenne, si può dire molto con uno sguardo o con una fattura d’amore.

INCANTAMENTO PER ATTRARRE UN UOMO

Che venga con fiori nel suo cuore l’uomo.
Che venga con tutto il suo cuore.
Che parli con la mia carne.
Che gli faccia male il sangue per me
quando mi vede mentre vado al mercato.

Che ci visiti con sua madre,
la testa bassa
e un bottiglione di posh per mio papà.

Che sia sgombro il suo cammino, bianco il suo andare.
Che non vada a cadere nel fango.
Che non gli attraversi una serpe cattiva.

Tu lo guarderai bene in faccia, Kajval.
Te lo sto dicendo sul naso, all’orecchio:

L’uomo si chiama Shun.

Già ho parlato con la tua testa.
Già ho parlato con le tue ossa.
Ti ho chiamato già con la mia bocca.

Voglio unirmi a lui.
Voglio che l’uomo completi il mio corpo.

Petra Ernándes Lópes


Normalmente il padre del ragazzo gli chiede con chi si vuole sposare e in seguito va a chiedere la mano alla casa della futura sposa alle due di notte (come per una serenata, ma senza suonatori) accompagnato da sua moglie e dai suoi consiglieri rituali che fungono da intermediari. Recitano poesie fuori della porta della casa in cui vive la famiglia della ragazza, un po’ come questa versione di Markarita Vásques Kómes:
CHIEDENDO LA MANO

La madre del promesso sposo:
Come tutti i figli di donna,
come tutti i figli di uomo,
da quando cominciò mio padre,
da quando cominiciò mia madre,
dagli antichi,
da quelli con i capelli bianchi,
vengo con il fango che cade dai miei piedi,
con la polvere che portano le mie mani,
a togliervi il miele dalla bocca,
a rubarvi il vostro regalo, il vostro dolore,
il vostro ritratto della Dea.

Perché un uomo non può vivere solo,
perché una donna non può vivere sola.


La prima volta che il giovane e la sua comitiva vengono a corteggiare la ragazza, la madre e il padre di lei fingono di dormire, come se non sentissero niente. La seconda volta – ma solo se hanno interesse nel ragazzo come futuro genero - è possibile che si sveglino per gridare attraverso la porta chiusa che non hanno mai avuto figli e che la comitiva sta bussando alla porta sbagliata.
Neanche la terza volta aprono la porta, sebbene ammettono di avere una figlia.
“Però è solo una bambina piccola, che gioca ancora con le bambole, non sa fare niente, passa tutto il giorno a mangiare dolci di zucca, non sa ancora tessere, non sa fare le tortillas. E’ molto pigra nostra figlia”, dicono da dentro la casa.
Questa situazione può continuare per mesi, mentre la ragazza comincia a crescere e il pretendente comincia a risparmiare soldi, perché le mogli si comprano. I pretendenti dovranno pagare con soldi e con molti altri regali, come zucchero di canna, carne di bue, mele. Alle donne maya non piace affatto l’idea di sposarsi senza un pagamento, perché sentono che il denaro dimostra che valgono qualcosa. Lo sposo deve trattare bene sua moglie, perché se no lei può scappare e tornare dalla sua famiglia e, in questo caso, lui perderebbe il suo investimento.

Finalmente, dopo una trentina di visite, la famiglia della promessa sposa apre la porta e dice:



La madre della sposa: Potete vedere con i vostri occhi di Terra,
come si uniscono,
come si completano,
le quattro mani, i quattro piedi.

Non rimproveratevi l’un l’altro,
non picchiatevi l’un l’altro,
nel cammino che state seguendo.
Che siate di un solo cuore,
con la sua bocca, con la sua parola,
quando esca il Sole,
quando il Sole sia alto,
quando si sciolga la sua faccia in fiore.


E così, tutti vivono felici e contenti. Probabilmente.
Dico probabilmente perché c’è una ninna-nanna molto comune, qui cantata da Petra Tzon Te’ Vitz, che vive in cima al monte più alto e più sacro, il Tzon Te’ Vitz. Petra e suo marito sono i custodi della grotta in cui vive San Juan, San Giovanni. Sono tutti e due veggenti. Questa è la ninna-nanna di Petra Tzon Te’ Vitz

NINNA NANNA
Dormi, piccina, dormi!
Tuo papà è ubriaco.

E se mi viene a picchiare,
me ne scappo al monte.

Dormi, piccina dormi.
Se piangi viene il Pukuj.

Eccolo che viene.
Viene già tuo papà;
tuo papà, il Pukuj.

Petra Tzon Te’ Vitz

Ora le giovani maya stanno praticando un sistema migliore per scegliere il futuro padre dei loro figli. Questo implica conoscere i ragazzi un po’ prima di sposarsi con loro. Devono farlo di nascosto, perché è proibito che i ragazzi e le ragazze si parlino prima del matrimonio. Lei prega che, quando il giovane viene a corteggiarla nell’oscurità della notte, il suo cane non si metta ad abbaiare. Se il cane abbaia, lei non potrà incontrare il suo fidanzato.
Questo testo è di Petra Ernandez.

Perché il Cane non abbai al fidanzato

Chiudimi la bocca del cane,
legami il muso del cagnolino,

con una chiave,
con un catenaccio.

Tappagli la vista,
coprigli le orecchie,

con dodici candele, Kajval,
con una bottiglia di aguardiente.

Legagli una zampa,
legagli l’altra zampa.

Che si acciambelli sulla superficie della Terra.
Che gli entri profondo il sonno.

Va, cammina davanti al fidanzato.
Soffia col tuo fiato al fidanzato,

perché il cane non odori le sue orme,
perché il cane non odori le sue mani.

Che non gli vada a abbaiare.
Che non lo vada a mordere.

Questo cane,
questo cagnetto, Kajval.

Petra Ernándes Jiménes

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