A cura de “Gli Ammutinati”, post fazione di Gabriele Frasca
Testi di Dome Bulfaro, Silvia Cassioli, Matteo Danieli, Luici Nacci, Adriano Padua, Luciano Pagano, Furio Pillan, Silvia Salvagnini, Christian Sinicco
Dalla nota dei curatori
Il calabrone è rappresentativo, a nostro modo di vedere, di una condizione: quello stato di tiratissima tensione e fibrillazione dell’organismo concentrato nel proprio essere (…) Il calabrone non può permettersi pause nel battere, se vuole sopravvivere deve creare attorno a sé vortici d’aria, alla maniera - più o meno - di un elicottero. Il fastidioso ronzio che produce è l’effetto di questo frenetico esercizio di sopravvivenza. (…) ci è parso di individuare nella poesia degli ultimi anni due tendenze, se non dominanti perlomeno più aggreganti rispetto ad altre: da una parte un sostanziale arretramento della lingua poetica a bisbiglio prosastico, privo di ritmo, di musicalità; dall’altra parte invece un rinsaldarsi delle posizioni post-avanguardiste attorno a una lingua experimentum la quale a volte si ri-metricizza rigorosamente, a volte si fa canto, a volte si struttura quasi a simulare il rap (…) A noi sembra che manchi l’attenzione verso la linea o l’incrocio di linee che ricercano una zona mediana tra le due sopracitate; un limbo in cui la parola riesca a stare, come un equilibrista, in bilico tra ricerca di senso, costruzione di una visione del mondo e ricerca metrico-prosodica (anche in direzione di nuovi spazi metrici) senza che nessuno di tali tensioni si sacrifichi per dar spazio all’altra. (…)
Il calabrone vola tenendo come rotta la linea mediana che taglia in due parti uguali (ma non per forza superfici fatte solo di angoli retti) quella zona mediana.
Autori: Dome Bulfaro, Silvia Cassioli, Matteo Danieli, Luici Nacci, Adriano Padua, Luciano Pagano, Furio Pillan, Silvia Salvagnini, Christian Sinicco
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