mercoledì 28 gennaio 2009

30 gennaio 2009 - Anna Maria Farabbi a Radio Alma

http://www.lietocolle.info/it/farabbi_anna_maria_la_tela_di_penelope.html
il video é caricato sul sito di Lietocolle (ringraziamo Michelangelo e Diana)


LA TELA
Lavoro il filo
per la necessità di abitare il mio corpo
in un punto interior
da cui tessere un ordine preciso:
espressione organica
poema camminabile
trappola per chi non sa leggere
l'origine e l'orizzonte del segno.



... dal sito di Lietocolle ..... LA TELA DI PENELOPE

C'è un archetipo nel racconto di Omero, forse meno evidente di quello esplicita del viaggio, che poi ebbe un enorme seguito nelle letterature di tutti i tempi (basti pensare alla Comedia di Dante o, più vicino a noi, l'Ulisse di Joyce). Anzi, tre archétipi: due - il maschile e il femminile - incarnati rispettivamente da Ulisse e da Penelope e un terzo che introdurremo oltre.

E' questo il riferimento principale, credo, su cui si dipana il lungo racconto poetico di Anna Maria Farabbi, la poeta perugina già presentata su questa pagine. E di questi due archétipi quello che emerge e mette in ombra l'altro, è quello del maschile, così che l'eroina dell'Odissea, benché non certo dimenticata dagli studiosi, a volte si perde nella inconsistenza della sua trama notturna e diventa sfuggente, più un'icona che un archetipo, nello stesso racconto di Omero; ma ad una lettura più attenta mi pare filologicamente corretto sostenere che Penelope è l'opposto di Ulisse, anche se ovviamente non si tratta di opposizione fisica ma ontologica - opposti di una stessa natura. Sembra che a questo si voglia riferire l'autrice quando nella premessa del suo libro scrive: "Nella sonorità orchestrale dell'Odissea, tra le musiche dei venti delle acque dei fuochi dei passi dei canti delle voci dialoganti delle preghiere dei lamenti dei pianti, ho ascoltato il linguaggio di Penelope". E più oltre soggiunge: "L'occidente - non Dante - ha scelto Ulisse. Lo ha assunto come seme patriarcale. Qui non mi riferisco soltanto alla letteratura ma alla cultura in tutti i suoi aspetti, dalle disposizioni dei re ai minuti della vita del nostro quotidiano popolare. L'occidente conferma Ulisse figura della conoscenza. Interpretando la conoscenza nel prendere, possedere, distruggere, vincere, vivere elaborare digerire l'esperienza tecnica, non tanto l'interiorità significativa della relazione intima (con le altre creature, con il creato, con il creare, con sé stessi). Ulisse viaggia nel labirinto della propria dimensione orizzontale, concentrato nel punto centrale del suo bersaglio: la propria identità sociale. Vince e abbaglia. Abbaglia, cioè con/fonde la lettura del poema. Che ha molto altro, oltre questa via". Mi sembra doveroso però soggiungere che se è vero che "l'occidente ha scelto Ulisse", mi pare altrettanto vero che Omero glielo abbia suggerito abbastanza forte. Ma, d'altra parte, anche il nostro grande rapsodo non aveva scelta, poiché il suo poema, non poteva essere presentato se non così: pena la sua non-comprensione nella civiltà greca del tempo (che è già molto lontana da una civiltà "matriarcale", che alcuni studiosi, iniziando da Bachofen, hanno teorizzato ma della quale però, a rigore, non esiste traccia nella storia e nella preistoria). Ad Omero invece va, a mio avviso, riconosciuto il merito di aver "lasciato passare" nel testo, e non certo per distrazione o senza avvedersi dell'importanza dell'operazione culturale che stava compiendo, l'importante figura di Penelope che, pur stringata e ridotto all'ossa, è tuttavia potente, profondissima e completa. E bisogna infine riconoscere che probabilmente Omero stesso si è reso conto che senza una figura come Penelope l'Odissea sarebbe stato un poema dimidiato: la novità più saliente dell'Odissea infatti, se confrontata con altri poemi antichi (ad esempio il Gilgamesh, sempre per restare nell'ambito archetipico del viaggio) è proprio la figura di Penelope di fronte alla quale figure anche divine, come Isthar o la prostituta sacra Shamkhat, si dissolvono). Omero poi, che ci sembra un poeta molto attento alla sensibilità femminile, parla anche di altri importanti e intense figure di donne: Circe, Nausicaa, Calipso. L'autrice puntualmente ne parla ma quasi per chiarire meglio la centrale figura di Penelope. ... segue .. sul sito

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