lunedì 10 novembre 2008

“Versi in dialetto per la mia origine genovese”

Franco Loi a Genovainedita



Importante appuntamento con la Poesia di Genovainedita: giovedì 13 novembre alle ore 18.00 presso il Garibaldi Cafè via Ai Quattro Canti di San Francesco 40r, la nota manifestazione ospiterà uno dei più autorevoli poeti italiani: Franco Loi.
L'Autore di origine genovese leggerà, oltre ai suoi bellissimi inediti, poesie in dialetto genovese che narrano la sua infanzia.

L’uso del dialetto è la difesa di una dimensione umana e creativa che oggi si tende a disperdere, quasi le parole d’origine fossero spurie, sparse nella mente dell’uomo. Franco Loi raccoglie questi elementi primordiali, dando vita a una poesia ricca della spiritualità che risiede nel quotidiano, nell’esperienza di vita. Sono versi che intrecciano le sequenze della realtà, vista attraverso la percezione di un oltre che dà significato alla vita.
E’ una poesia che ha ricercato la creatività orale della persona, difendendola con vigore in uno spazio temporale che Loi preserva da ogni attacco passivo, sordo, della società odierna. Nato a Genova nel 1930 da padre cagliaritano e madre colornese, si trasferisce a Milano, dove vive la guerra, legge, lavora, si innamora, fa politica, passa il tempo tra cortili e strade, case del popolo, sempre tra la gente. E racconta questo suo mondo attraverso il dialetto milanese.

Di lui il critico letterario Massimo Morasso scrive:
“Franco Loi può essere definito come il primo poeta d’Italia. Naturalmente, la gerarchia interessa poco, poiché la poesia non è una competizione, ma si tratta senza dubbio di una delle voci e delle immaginazioni più potenti fra quante può capitare, oggi, di incontrare leggendo dei versi.
Loi è uomo dai molti mestieri (è stato ceramista, operaio, impiegato all’ufficio Pubblicità della Rinascente e impiegato all’Ufficio stampa della Mondadori), ha cominciato a scrivere poesie piuttosto tardi e ha esordito in rivista a oltre quarant’anni. Nei successivi trentacinque ha dato alle stampe una ventina di libri con raccolte di poesie o poemi in un singolare dialetto milanese ricco di contaminazioni e invenzioni “personali”. Fra i suoi libri è bene ricordare almeno L’Angel (Mondadori, 1994), poema o romanzo in versi di straordinaria potenza evocativa, la prima parte del quale è uscita nell’81 con la genovese “San Marco dei Giustiniani” di Giorgio Devoto, e il recente L’aria de la memoria, un’ampia raccolta di poesie scelte che ha pubblicato con Einaudi nel 2005.
Nella storia della poesia dialettale la scrittura di Loi si caratterizza per l’ampiezza del respiro narrativo tramato di accensioni lirico-visionarie e per l’articolata complessità dei suoi registri linguistici. Le sue due doti essenziali sono la naturalezza e l’energia, non il frammentismo né l’esperimento carico di intellettualismi”.

“Le ragioni per cui sono diventato un poeta possono essere tante. – racconta Loi - Fin da bambino sono stato affascinato dall’idea e dall’atto dello scrivere; ho composto racconti, ho tenuto un diario. A dieci anni ho fatto una riduzione teatrale dei Tre Moschettieri di Dumas, che è stata recitata in un cortile.
Ho cominciato a scrivere poesie a trentacinque anni; mi capitò di leggere i Sonetti di Gioacchino Belli e ne rimasi molto colpito. Ho cominciato a scrivere in italiano ma, sentivo che la mia non era poesia, bensì una costruzione della poesia, con referenti importanti come Petrarca, Dante, Pascoli, Leopardi, tutti i poeti che avevo studiato; insomma, non c’era quella libertà del dire come la intendevo.

Ma per una ragione estetica, siccome dovevo scrivere di due operai milanesi, usai la loro lingua, il dialetto milanese appunto. E come ho messo in bocca a loro questa lingua popolare, ho capito due cose importanti: una che avevo il milanese dentro, che non sapevo di aver così profondamente assimilato durante la mia infanzia e la mia giovinezza, e l’altra che cos’è la poesia”.


Per info e per proporre inediti scrivere a: genovainedita@hotmail.it

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