lunedì 10 novembre 2008

Francesco Tomada


A tre anni dalla pubblicazione di L’infanzia vista da qui (edizioni Sottomondo)
annunciamo l’uscita del nuovo libro di Francesco Tomada


Francesco Tomada
A ogni cosa il suo nome
Sasso Marconi, Le Voci Della Luna Editore, 2008
pp. 78 - €10,00


Per informazioni, acquisti o contatti:
vociluna@virgilio.it
effebianchi@libero.it


Per Tomada la lingua non è un attrezzo, non è uno strumento. Essa è la struttura stessa, la materia di cui siamo fatti. La scrittura quindi non avviene come ornamento formale: serve piuttosto ad evocare e quindi a generare forme. Forme che trovano nome e stato, evolvono da una intuizione divenendo reali per davvero. Ogni parola nasce dall’ascolto e solo dopo cade nella pagina che le darà il suo nuovo corpo. Tutto ha un nome, chiarissimo e inequivocabile.
dalla prefazione di Fabiano Alborghetti


E’ un libro splendido, indimenticabile, questa seconda prova di Francesco Tomada.
Francesco Marotta

Francesco è un chimico, che misura le reazioni dei viventi, nel loro travagliato operare, e le riporta con ordine sul quaderno; Francesco, infine, è un poeta, che registra tutto questo in versi, che sono come brevi sentieri da passo, costruiti per meglio meditare sul paesaggio intorno
Stefano Guglielmin

Una versificazione distesa e vissuta (…)una scrittura capace di porci i nodi vitali non come mero sfogo, ma come discreta condivisione di umanità (l'essere figlio e padre, fratello e sposo, amico e compagno, il condividere e il disperdere… uno sguardo solidale e attento, un fare anima umile ed empatico…)
Alessandro Ramberti

Il suo dettato è talvolta candido, nella sua dichiarata purezza; ma proprio in virtù di questa cifra egli riesce a condurci nei posti estranei al rumore del Pianeta.
Gianfranco Fabbri
Un poeta capace che adopera la parola come verità.
Paolo Castagna




da A ogni cosa il suo nome (Sasso Marconi, Le Voci Della Luna Editore, 2008)



Quando venne il terremoto del ‘76
era sera ed io avevo otto anni
uscimmo tutti di corsa nei cortilicosì come eravamo, noi bambini già in pigiama

ricordo la casa che tremava nel buio
e non ho mai pensato che potesse cadere
ma avevo paura, paura per il rumore
e perchè si muoveva la terra
e restava ferma l’aria

una cosa sconosciuta

il contrario del vento



Il negativo e l’immagine

Quando i bambini di qui fanno la guerra
bastano quattro cuscini sul letto per costruire una base
tutti hanno pistole o fucili con il tappo colorato in rosso
alcuni perfino bombe di gommapiuma

allora mi chiedo se i bambini di Beirut giocano alla pace
e come ci riescono
perchè non ci sono case giardini genitori di plastica
e morire per finta è facile
ma vivere per finta non si può



Pompei

Quando fra duemila anni scaveranno questa terra
troveranno i nostri corpi ormai diventati sasso
nella stessa posizione in cui ci addormentiamo oggi
tu girata di fianco
io ti stringo appoggiato alla tua schiena

e non sapremo mai se il nostro bene
è così grande da superare il tempo
o se è stata l’abitudine dei gesti ripetuti
a indurire l’amore
fino a trasformarlo in pietra



Tre diviso due

Ricordo che un giorno scherzavamo
se ci lasciassimo cosa sarebbe dei nostri tre figli
uno e mezzo a testa?
li taglieremmo a metà?

era un gioco stupido, ancora più stupido
adesso che sembra avverarsi
c’è una realtà dove si perde tutti
e tre diviso due fa zero

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