martedì 30 giugno 2009

CHE COS'È LA POESIA?





Con questo numero, nasce un piccolo foglio dentro cui avvengono cinque voci attorno ad una semplice, abissale, domanda:



CHE COS'È LA POESIA?


Più che una domanda, potrebbe essere un'eco che fluttua dalla tradizione orale alla scrittura, un boomerang, un significato che sporge, come un osso dal silenzio, attraverso i secoli e le vastità oceaniche tra i continenti.

Risposta non esiste e non va nemmeno tentata, perché sarebbe un gesto inutile, dissacratorio, semplificante e banale, salvo rare eccezioni.

Queste cinque voci, da me chiamate per questo incontro, a loro volta chiamano qui, con la loro presenza e la loro parola, la poesia stessa, abitandone la prossimità e creando la sua annunciazione.

L'idea è nata da Michelangelo Camelliti: un'altra sua apertura editoriale sgorgata dal suo solito desiderio di toccare l'ombelico magnetico e generativo della poesia, infilando il piccolo anello vuoto da cui si irradiano i raggi della ruota, ciò che permette la rotazione e il viaggio della poesia stessa.

Affidare a me questa idea è solo un transito.

Ho subito pensato ad un foglio povero, scarnificato, volendo parole/pane e persone/pane.

Cinque voci perché il 5 ha una risonanza segnica e significativa che percuote l'intero occidente e non solo. Risulta più che sufficiente: stellare.

Gli ospiti portano se stessi nella loro esperienza, sensibilità e ricerca artistica: esprimono il loro solco specifico, chi nella traduzione, chi nell'editoria, chi nel sentire profondo prima ancora che nella scrittura, chi nello studio finalizzato alla trasmissione, alla didattica.



Ho invitato:

Giulia Niccolai per il rigore e l'eccellenza del suo lavoro interiore che rifluisce in scrittura.

Giuliana Lucchini nella qualità di traduttrice.

Marina Giordani come editrice per lo Studio Calcografico Urbino.

Daniela Mattiacci per la serietà, la competenza, la partecipazione con cui insegna ai bambini della scuola elementare.



Credo che la figura del traduttore, dell'editore, dell'insegnante siano perni fissi per la sopravvivenza della poesia. Saranno voci, quindi, permanenti nel foglio da me curato.



La quinta voce è la poesia stessa: l'unica voce ad esporsi anonimamente. Ho chiesto volutamente questo ritiro di firma alla creatura poeta, come testimonianza di una esposizione che porga nudamente la propria interiorità. Rovescia di colpo la fame carnivora dei protagonismi alcolizzati di luce fosforescente in cui fare scintillare il proprio nome e cognome.



La poesia scrive il corpo di chi la vive. Lo comanda lo disciplina lo spoglia. Lo germina o lo caria. Esige una palestra senza tregua affinché possa essere sostenuta. È estranea al riconoscimento. E al riposo.

Vorrei che venisse accolto questo mio gesto come un seme di riflessione, contro una situazione generale di decadenza di cui abbiamo noi stessi poeti

noi stessi traduttori noi stessi editori noi stessi insegnanti noi stessi noi stessi non poche responsabilità.



La bibliografia degli autori è meno che scarna. Invita volutamente ad un approfondimento personale.



La copertina del foglio è una foglia scritta su entrambi i lati. Viviamola così. Il testo poetico di Deniki Jirì Orten, intitolato la cosa chiamata poesia è stato inciso sia dalla mano di una bambina di prima elementare che dalla mano di un uomo ultraottantenne. Entrambi vivono qui affiancati contemporaneamente, come fossero l'uno il rovescio dell'altra: a mostrare che la poesia è organica, attraversando il corpo infantile fino all'estrema vecchiaia.



Attraversando il nostro corpo che è sempre infantile e sempre immerso nella vecchiaia.



Non ho voluto altre poesie che quelle di alcuni bambini, sparse come margherite nel prato del foglio. Sono gettiti embrionali di poesia. Abbiamo bisogno di freschezza colore giocosità fiducia. Dobbiamo studiare tanto e tanto e tanto da dimenticarci tutta la letteratura, tornando ad essere in grado di ascoltare i vagiti poetici dei bambini. Come nutrimento e misura.

Nel pozzo delle meraviglie, dentro cui potete leggere questi testi, c'è da imparare. Ci sono versi così potenti che entrano nel corpo dei piccini senza che loro sappiano, né siano in grado di gestire il soffio della parola usata. Tuttavia l'inchiostro si è depositato: come un dono.



Gli ospiti di questo foglio, Giulia Niccolai, Giuliana Lucchini, Marina Giordani, Daniela Mattiacci, la creatura poeta e io stessa non ci rendiamo disponibili per rispondere ai lettori che vorrebbero dialogare, eventualmente. Non per aristocratica superbia. La nostra intenzione è stata quella di affondare soltanto una propria orma, poco prima di una lingua di mare. Null'altro. Naturalmente ogni commento verrà accolto, anzi l'intenzione è quella di spingere verso una tessitura di interventi successivi.



Ringrazio come fanno le erbe: battute dal vento, baciano terra e flessuosamente, umilmente, risorgono.



anna maria farabbi

1 commento:

  1. grazie anna per questa preziosa testimonianza
    un grande abbraccio anche al LIETOCOLLE per la lodevole iniziativa

    d

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La Tela Sonora

La Tela sonora e' una rete che attrae la poesia per espanderla e farla conoscere nel mondo, qui e ora: non esiste passato non esiste futuro. il futuro é il passato come é stato pensato da TE.

Ascolta ora in questo momento, l'unico possibile attimo.

Le parole della poesia letta sono adesso e ora, la loro musicalità é un tantra che raggiunge il cervello e soprattutto il cuore.

visita http://www.radioalma.blogspot.com/ ed ascolta le puntate trascorse in compagnia dei poeti.

La tela é per tutti grandi e piccini senza distinzione, accoglie per espandere per ritornare nel mondo con una forza più grande

Grazie a tutti coloro che hanno deciso di partecipare, la tela é vostra