Il viaggio della parola
Quando il poeta passa per un filtro la propria voce, l’urlo del cuore arriva al lettore oltre i capelli e i gusci dei pensieri. Questa straordinaria tempestività si chiama poesia, calco che racchiude da tanto tempo in questo mondo i cronisti della parola. Pier Paolo Pisolini, nell’opera in Alcuni Poeti , afferma: “In Italia c’è un numero enorme di poeti che scrivono delle poesie come se svolgessero dei compiti. Pare non vogliano fare fatica, e cerchino di ottenere il successo (sia pur limitato a pochi intenditori) facendo dire di sé ciò che è stato detto dagli altri, grandi e pateticamente invidiati”. Questa riflessione ci deve far scoprire che ogni autore è unico ed irripetibile. Del resto la parola scritta ha conservato sulle righe della speranza tanti autori e tante vite. Ma non per questo bisogna imitare un autore invece dell’altro. Bisogna solo avere la forza di leggere e poi rileggere i libri di poesia. Per poi incidere sul foglio bianco i respiri del cuore, le storie che abbiamo amato e quelle che ci hanno fatto soffrire, oppure quelle cose che vediamo ancora lontane, ubicate sulle attese primitive. Nessuna parola riesce a reggersi da sola, come nella vita abbiamo bisogno di più compagni perché:
“ Tu tieni la matassa io arrotolo il filo
questa immagine vecchia forse è antica
forse siamo le Parche
Tu corri per le strade io sto a casa e t’aspetto
lontano c’è il mare e ci sono isole
che forse è inutile cercare
Sto diventando cieca mentre il mondo è più chiaro
mi tiro dietro le nuvole come aquiloni
così tutto s’annera
mentre le donne volano sopra le nuvole guidano aeroplani
Chi può dire se siamo alberi o passeri
Chi può dire se siamo
montagne o fiumi
Quando eravamo bambini c’insegnarono le parole
e adesso con le parole costruiamo case di sabbia
ripari esposti al vento-provvisori
fino all’assoluta stabilità
La poetessa Marini Mariani, con parole chiarissime, ci spiega la struttura profonda del comunicare, con una voce prudente, impalpabile, traspirata ed avvolgente. Ogni poeta, conferma il proprio vissuto nei bagliori del verso e nella calda luminosità placata dal viaggio. Per cui, il poeta- viaggiatore arriva sempre in anticipo sull’impianto della storia. Attraverso un processo che è ragionevole e mentale. La poesia riuscita è quella di tutti i giorni è quella parola che scorre nei corridoi del quotidiano. La disperazione che si tramuta in speranza. Ed eccoli, allora gli oggetti del quotidiano formarsi, sia pure con ritmata gradualità, in scagli vive di verità. Questa verità noi la chiamiamo poesia:
“…poesia
è il mondo, l’umanità,
la propria vita
fiorita dalla parola
la limpida meraviglia
di un delirante fermento
Quando trovo
in questo mio silenzio
una parola
scavata è nella mia vita
come un abisso”
Con queste parole riflessive e genuine Giuseppe Ungaretti pare portarci sugli aquiloni della parola con un fascino che ricerca la sostanza per accendere a quell’enumerazione evocativa che vive in ogni poeta: “ La parola che il poeta usa è una parola che in genere è richiamo alla sua integrità e pienezza di significato: è potenziata al punto da esplicare quella creatività e provocarla in altri. Quando è difficile preservare alla parola questa potenza creatice, potenza che è in rapporto con il versetto giovanneo: <
Maria Pina Ciancio
Massimo Sannelli
Monia Gaita
e Carla Cirillo
al mio Premio Pratapoesie
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