lunedì 22 giugno 2009

R Ibba

Ci sono due piccoli segni sulla luna
stamani, amore mio,
stamani che l’alba era ai colori del fuoco
e la luna tardava ad immaginarsi tramonto.
Due piccoli segni di luna sempre vivi nel giorno,
come uno stridio d’aquila maggiore,
come danza di cornacchie svelte nell’aria del sole.

Due piccoli segni come seni,
pieni di gioia, accarezzati di piacere
vivi, rotondi come la vita,
affamati di vita
a canti lunghi,
a risonanze piene,

come di capinera.






Oggi il tuo Corpo, Signore Gesù, è Attesa e Silenzio.
Attesa che alla tua mensa sia arrivi l'ospite d'onore, Lazzaro miserabile coperto di piaghe; giunga Maria di Magdala peccatrice e prostituta; entri Matteo con altri compari degli oppressori e si siedano, timidamente, agli ultimi posti; giunga Saulo tuo persecutore; si accomodi Marta che qui non deve preparare, ma solo godere; si sieda Pietro che ti ha rinnegato; entri Giuda che ti ha tradito; partecipi Giovanni innamorato, col giovane ricco spogliato finalmente del mondo per arricchirsi, per sempre, solo del tuo sorriso; che Maria si segga dolcemente per sfamare di te i suoi occhi innamorati del sole.
C'è silenzio tra di noi, ultimi arrivati, che speriamo di sentire le voci dei primi arrivati; c'è silenzio tra i primi arrivati, che sperano di veder arrivare gli ultimi chiamati alla tua mensa, dal buio e dalle tenebre dei soldi e dell'oro, dominio del maligno. Vederli arrivare impoveriti, umiliati, spaventati. Vederli arrivare in silenzio, con il cuore in silenzio.




Come un fiordaliso, una papavera di rosso e di cielo,
come un raspo di rose selvagge nate a grappoli,
uno storto di stelle evaporate in cieli caldi.

Come una cesta di frutta, una scodella di miele,
come un seno di latte a bambini di gioia,
come un uomo zitto di buon lavoro e stanchezza.

Come una governata di donne a stoviglie e cenere,
una manata di lavoro allo sporco ed al rotto,
come una cestinata di bimbe cinguettanti la vita.

Come l'ultimo tuo sorriso, ultimo nel mondo
avanti a sorriderci ancora quando
(come del frutto della vite spumeggiante rossi)
tornerai vivente, infuocato di vita.

Ultimo tuo sorriso nascosto,
nato nel reclinarsi del tuo capo,
nell'Accoglienza del Padre che t'accoglieva.

Cibo.




È il momento in cui nessuno è respinto.
A respingenti sui bagnasciuga
- dove corrono treni -
- di strade ferrate, a sangue -
sangue, morti vivi, sangui
cinesi, italiani, indiani, non aristocratici non eugenetici non
selezionati, non
fatti a razza pura - razza d’imbecilli.

C’erano ancora i vapori,
da bimbi,
bianchi di fuliggine odorosi di modernità,
cavalli a vapore selvaggi
che t’immaginavi
branchi cumulonembi a nitrire
corse libere sopra pezze di cielo.

Ora ci sono gli storni,
a dozzine, ancora,
capinere di frotte di luce
usignoli di massi di sole
passeri di foreste di gioia,
ancora gli storni,
che migrano come ebrei orientali
- coltissimi selvaggi -
- antichi ostaggi dell’Amore Dio -
- gli impronunciabili -
ed ancora
migrano gli storni
- oltre leggi stolte, capiti morti -
- oltre le inique, le decisioni imbecilli -
sempre migrano gli storni
a piedi di ali
a zampettature di voli
a fatiche d’oriente luce,
diventarsi luce,
oriente che si fa oriente
luce di luce da buchi di nero:

siepe lentischio
che s’apre l’infinito
schiudendo Dio, tutto
in lei, nel suo corpo
così,
così piccolo.

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