lunedì 15 giugno 2009

Francesco Giordani


Francesco Giordani

"Le cose avevano sempre ragione" (in edition) e altro

E’ la coda di un millennio ferito

che fugge o lo sguardo di una donna
che non siede nel tuo treno

è la forma precisa della provincia
o forse ancora meno
l’improvviso non accadere delle cose
o lo sguardo delle carte stanche

è il lento, matematico sfiorire delle rose
quando guardi il segreto trasparente
stretto nelle tue mani bianche

come quello che non hai potuto
http://oboe.altervista.org/audio/lacoda.mp3

E’ il tempo
il tempo che manca
e una stanca menzogna
di rughe rubate
disegna sul volto

il tempo e il volto
già estraneo
già preso nell’eco
della notte e stanco
sbatte il vento le porte
ancora aperte
se le dita accarezzano
stanche l’amore
e non trattengono niente
http://oboe.altervista.org/audio/iltempo.mp3

inediti

Venerdì sono innamorato (da un’idea di Robert Smith)

Sfogliano i giorni sul quaderno
di una vaga settimana
e lunedì avrei voluto essere morto
e martedì già affilavo sottile una lama
per bucare l’illusione
che ancora mi riguardava

ma venerdì sono innamorato

è un’arte di vivere nascosti
in una piega del mattino
è avere una rana invisibile
nella tasca con cui parlare
è appartenere al balbettio
di una domenica piovasca
che ripropaga lo scricchiolio
del Giudizio ormai vicino

ma venerdì sono innamorato

ho costruito un’arca per salvare
tutto quello che non esiste
dal pericolo di accadere
e non importa il male o il bene
cos’è perduto per sempre o guadagnato

venerdì sono innamorato
http://oboe.altervista.org/audio/venerdi.mp3
Toccare il corpo di una donna

è sentire il ronzio delle cellule
vibrare caldo nella bianca
armonia degli universi
sfiorare la pelle è ridere
l’allegria di mondi possibili
non ancora accaduti diversi
la carne lenta si schiude
come il perdono e più lenta
l’aria è il respiro e l’oscuro
delirio del silenzio
offerto alla sua evidenza
toccare il corpo di una donna
è il nome di una cosa senza nome
sentire di nuovo sorella la speranza
http://oboe.altervista.org/audio/toccare.mp3


Autodafè

Ma allora la sera lascia sola
la mia vita davanti a uno specchio
scapigliato: non è questa
la vita che voglio o avevo disegnato
sull’orlo di un foglio
che adesso è sparito nel nulla

come un odore di infanzia
che talvolta ritorna
a soffiare un alone di luce
appannata sul vetro e una crepa
nel cuore, quello che manca
è una stanza più grande migliore
o soltanto più bianca
ma non so ricordare più nulla da allora

bevo un’altra coca-cola ancora

http://oboe.altervista.org/audio/autodafe.mp3

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