mercoledì 8 luglio 2009

Nes Lerpa



Cenni critici



ALLA CONQUISTA DEL PRIAMAR



Fiamme di colori si levano dal coro delle opere e inondano di luce diffusa lo spazio che le accoglie e le fa vibrare di vita rinnovabile scardinando idealmente le pareti che vorrebbero imprigionarle. Ci troviamo al cospetto di gialli inebrianti, di bianchi insinuanti e contaminati dai sedimenti dell’anima, di azzurri deputati a indovinare le strisce di un cielo raggiungibile o le profondità abissali di un ipotetico baratro; ci troviamo insomma al cospetto di giochi inesauribili di contrasti e di felici approdi tonali ottenuti dallo scontro degli opposti.



Nes Lerpa rinasce ogni volta nel gesto che si fa energia dirompente, espansione centrifuga di un racconto che non conosce e non accetta costrizioni di forme poiché rimbalza come un’eco, come una voce che attende altre voci o altri sguardi per accelerare la sinfonia timbrica, per completare l’assonanza di fughe conviviali o la dissonanza di scontri corruschi.

Siccome per lui la pittura è sinonimo di battaglia, Nes Lerpa chiama a raccolta i suoi guerrieri per affrontarla fino all’ultima stilla di colore che aggredisce la tela per sedurla o che scivola lungo il grumo di argilla ( come una lacrima di dolore o di gioia ) che alimenta la sostanza criptica nel perpetuo divenire di una figura ammantata di armi persuasive.

Sul Priamar Nes combatte su più fronti per la soddisfazione dell’armonia totale che lascia sul terreno variegate testimonianze di passaggio e nell’aria clangori di musiche spogliate di ogni convenienza rappresentativa. La conquista della rocca va compiuta nella calibrata successione degli assalti, nell’assillante sparizione o spartizione dei dubbi sulla collocazione della bandiera da piantare passo dopo passo come un grido che grida, come un canto che canta, come una macchia che allaga il ridotto o il già immenso orizzonte della personale sensibilità percettiva.



I sei venti che accarezzano di languido tepore o strigliano di improvvisi brividi la Liguria si associano al settimo vento di una straripante fantasia per innescare violini e percussioni, per combinare pittura e suoni. Occorre in tal modo spaventare il nemico della gioia creativa e metterlo in fuga per sempre lungo gli scoscesi cunicoli del Priamar o precipitarlo dalla incalcolabile altezza delle torri di un lucido pensiero.

Le grandi tele di Nes Lerpa si offrono pertanto ai visitatori come i vessilli di una speranza pronta a spalancare panorami inattesi: sono tanti germogli che sorgono dall’aridità del terreno dopo la prima pioggia primaverile. Dalla Danimarca si abbatte dunque ora sul Priamar un tornado di forme e di colori, di immagini e di armonie capaci di scuotere ogni inerzia e di alimentare auspicabili voci di consenso.

“In marcia verso il trionfo!”, proclama l’indomito condottiero Nes Lerpa. E così sia.

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