mercoledì 2 settembre 2009

Luigi di Ruscio

Cronaca della presentazione di Cristi polverizzati – Appunti sul vulcanico Di Ruscio - leggi Roma, 13 maggio, Casa della Letteratura.

Avevo letto di Angelo Ferracuti, la prefazione di Poesie Operaie - Edizioni Ediesse, raccolta antologica del poeta Luigi Di Ruscio. Una prefazione coinvolgente che inizia dal viaggio di nozze in Norvegia del Ferracuti, nel Luglio del 1987, dove sosta ad Oslo alla ricerca del poeta italiano Luigi Di Ruscio e sfocia, dopo aver parlato della storia letteraria del poeta, in una serata del 2005 a Macerata, quando il nostro Luigi torna nelle sue Marche per una lettura pubblica.
Ecco come Ferracuti descrive dettagliatamente la figura del poeta, la sua anima: …"trovarselo di fronte sembra davvero un proletario preistorico che se ne frega altamente di tutte le forme canoniche. Spirito militante…”

Così quando martedi 13 maggio, Luigi, fa ritorno in Italia per la presentazione dei suoi”Cristi polverizzati” Edito dalla Casa Editrice Le Lettere, nella collana Fuori formato diretta da Andrea Cortellessa, io sono più che preparato.
Sede della prima tappa del tour delle presentazioni è la casa della Letteratura a Roma. Qualche minuto oltre le 18,00 Di Ruscio, finalmente, varca l’ingresso della Casa della Letteratura e dopo essersi soffermato per un attimo all’entrata, si avvicina con un’andatura leggermente claudicante ma decisa, verso il capannello di persone pronte ad accoglierlo, fermo appena fuori la sala che lo avrebbe ospitato per la presentazione. In mano, una misteriosa busta di plastica ciondola a tempo col suo passo. Marilena Renda, tra i curatori del libro, io, ed altri venuti per conoscerlo di persona ( non moltissimi per la verità qui a Roma, eppure poeti e lettori romani ce ne sono…, sarà molto diverso per le altre presentazioni) ci avviciniamo a lui un po’ timidamente, stringendogli la mano e sussurrandogli all’orecchio ognuno il proprio nome. Il partoir di oratori, già in sala, è di assoluto livello: Andrea Cortellessa, Tommaso Ottonieri, Walter Pedullà ( in rigoroso ordine alfabetico).

A quel punto, tutto è pronto per andare in scena. Luigi prende posto a fianco di Walter Pedullà, “apostrofandolo” con tipica inflessione marchigiana: “Hai letto il mio libru”? – (assolutamente unico!) Da lì a poco, apparecchia la porzione di tavolo davanti a sé, tirando fuori da quella non più misteriosa busta di plastica, tutta la sua storia letteraria, i pochi reduci libri rimastigli.
Niente di nuovo dal fronte, per me, ero preparato, ma l’impatto live è comunque scenografico. Così come quando gli oratori parlano del libro: “Dello strusciamento orgasmico, del documentarismo radicale, del terziario realismo preso alla radice che lo anima, mediante una scrittura straziata e triturante, ricca di digressioni che ricordano il jazz (ensemble Ottonieri-Pedullà-Cortellessa)”e bla bla bla …, Luigi si manifesta impastando la sala con tutto il suo neorealismo innato, si alza e va a sedersi tra il pubblico per sentire da lì come arrivano le voci, fregandosene di ogni formalità, schema o scaletta precostituita, togliendo e ridando la parola agli intervenuti, a suo piacimento. Lo smarrimento dei presenti è comunque estemporaneo, comprendiamo presto, tutti, di partecipare ad una presentazione unica nel suo genere, che forse non scorderemo e che soprattutto si è in presenza di un uomo, un poeta, uno scrittore autentico, in tutte le sue rappresentazioni, venuto da lontano per raccontare in poco più di un’ora la sua storia, ma anche di riflesso quella di un’Italia, seppur da lui sbirciata dal ’56 tramite un oblò scandinavo, che non esiste più, tramontata per sempre nell’oblio degli anni. All’atto pratico, insomma, Luigi, mantiene le aspettative del poeta che è, dimostrandosi un grande comunicatore, con un’umanità devastante, antropologica, corporea. Gli stessi prefatori, presto, intelligentemente si arrendono, gli lasciano campo: è la sua battaglia, il suo momento, il giorno, finalmente, della resurrezione di un poeta in corpore alla patria natìa. Tutto questo, amici, in un fine pomeriggio di tarda primavera, a Roma, in Italia, in barba agli ingiustificati assenti e agli sconquassi contemporanei.
Roberto Ceccarini

Luigi Di Ruscio è nato a Fermo (AP) nel 1930, emigrato in Norvegia nel 1957 dove ha lavorato per anni quaranta in una fabbrica metallurgica, sposato con Mary Sandberg con cui ha avuto figli quattro. Ora è in pensione.Ha pubblicato questi libri:

Poesie
1 ) Non possiamo abituarci a morire. Prefazione Franco Fortini, Schwarz, Milano, 1953.
2 ) Le streghe s’arrotano le dentiere. Prefazione Salvatore Quasimodo, Marotta, Napoli, 1966.
3 ) Apprendistati, Bagaloni, Ancona, 1978.
4 ) Istruzioni per l’uso della repressione. Presentazione di Giancarlo Majorino, Savelli, 1980.
5 ) Epigramma, Valore d’uso edizioni, Roma, 1982.
6 ) Enunciati, a cura di Eugenio De Signoribus, Stamperia dell’arancio, Grottammare, 1993
7 ) Firmum, peQuod, Ancona 1999
8 ) L’ultima raccolta, prefazione Francesco Leonetti, Manni, Lecce 2002
9 ) Epigrafi, Grafiche Fioroni, Casette D’Ete, 2003
10) 15 epigrafi con dedica, Battello Stampatore, Trieste 2007
11) Poesie Operaie (raccolta antologica) EDIESSE, Roma 2007
12) L’Iddio ridente. Prefazione Stefano Verdino. Editrice Zona

Narrativa
1) Palmiro, presentazione Antonio Porta, lavoro editoriale, Ancona, 1986
2) Palmiro, (seconda edizione) 1990
3) Palmiro, (terza edizione) Baldini&Castoldi. 1996
4) Le mitologie di Mary, Postfazione: Mary B. Tolusso, Lietocolle, 2004
5) L’Allucinazione “affinità elettive” CATTEDRALE 2008
6) Cristi Polverizzati. Prefazione Andrea Cortellessa, Emanuele Zinato, Angelo
Ferracuti, edizioni: fuoriformato

Le recentissime recensioni di “Cristi polverizzati” sui quotidiani nazionali qui:

http://oboe.altervista.org/audio/tuttolibri.pdf di Massimo Raffaeli

http://oboe.altervista.org/audio/messaggero.pdf di Walter Pedullà

http://oboe.altervista.org/audio/Liberazione.pdf di Linio Accoroni

dal blog: Cronaca della presentazione di Cristi polverizzati – Appunti sul vulcanico Di Ruscio -
Roma, 13 maggio, Casa della Letteratura.

Avevo letto di Angelo Ferracuti, la prefazione di Poesie Operaie - Edizioni Ediesse, raccolta antologica del poeta Luigi Di Ruscio. Una prefazione coinvolgente che inizia dal viaggio di nozze in Norvegia del Ferracuti, nel Luglio del 1987, dove sosta ad Oslo alla ricerca del poeta italiano Luigi Di Ruscio e sfocia, dopo aver parlato della storia letteraria del poeta, in una serata del 2005 a Macerata, quando il nostro Luigi torna nelle sue Marche per una lettura pubblica.
Ecco come Ferracuti descrive dettagliatamente la figura del poeta, la sua anima: …"trovarselo di fronte sembra davvero un proletario preistorico che se ne frega altamente di tutte le forme canoniche. Spirito militante…”

Così quando martedi 13 maggio, Luigi, fa ritorno in Italia per la presentazione dei suoi”Cristi polverizzati” Edito dalla Casa Editrice Le Lettere, nella collana Fuori formato diretta da Andrea Cortellessa, io sono più che preparato.
Sede della prima tappa del tour delle presentazioni è la casa della Letteratura a Roma. Qualche minuto oltre le 18,00 Di Ruscio, finalmente, varca l’ingresso della Casa della Letteratura e dopo essersi soffermato per un attimo all’entrata, si avvicina con un’andatura leggermente claudicante ma decisa, verso il capannello di persone pronte ad accoglierlo, fermo appena fuori la sala che lo avrebbe ospitato per la presentazione. In mano, una misteriosa busta di plastica ciondola a tempo col suo passo. Marilena Renda, tra i curatori del libro, io, ed altri venuti per conoscerlo di persona ( non moltissimi per la verità qui a Roma, eppure poeti e lettori romani ce ne sono…, sarà molto diverso per le altre presentazioni) ci avviciniamo a lui un po’ timidamente, stringendogli la mano e sussurrandogli all’orecchio ognuno il proprio nome. Il partoir di oratori, già in sala, è di assoluto livello: Andrea Cortellessa, Tommaso Ottonieri, Walter Pedullà ( in rigoroso ordine alfabetico).

A quel punto, tutto è pronto per andare in scena. Luigi prende posto a fianco di Walter Pedullà, “apostrofandolo” con tipica inflessione marchigiana: “Hai letto il mio libru”? – (assolutamente unico!) Da lì a poco, apparecchia la porzione di tavolo davanti a sé, tirando fuori da quella non più misteriosa busta di plastica, tutta la sua storia letteraria, i pochi reduci libri rimastigli.
Niente di nuovo dal fronte, per me, ero preparato, ma l’impatto live è comunque scenografico. Così come quando gli oratori parlano del libro: “Dello strusciamento orgasmico, del documentarismo radicale, del terziario realismo preso alla radice che lo anima, mediante una scrittura straziata e triturante, ricca di digressioni che ricordano il jazz (ensemble Ottonieri-Pedullà-Cortellessa)”e bla bla bla …, Luigi si manifesta impastando la sala con tutto il suo neorealismo innato, si alza e va a sedersi tra il pubblico per sentire da lì come arrivano le voci, fregandosene di ogni formalità, schema o scaletta precostituita, togliendo e ridando la parola agli intervenuti, a suo piacimento. Lo smarrimento dei presenti è comunque estemporaneo, comprendiamo presto, tutti, di partecipare ad una presentazione unica nel suo genere, che forse non scorderemo e che soprattutto si è in presenza di un uomo, un poeta, uno scrittore autentico, in tutte le sue rappresentazioni, venuto da lontano per raccontare in poco più di un’ora la sua storia, ma anche di riflesso quella di un’Italia, seppur da lui sbirciata dal ’56 tramite un oblò scandinavo, che non esiste più, tramontata per sempre nell’oblio degli anni. All’atto pratico, insomma, Luigi, mantiene le aspettative del poeta che è, dimostrandosi un grande comunicatore, con un’umanità devastante, antropologica, corporea. Gli stessi prefatori, presto, intelligentemente si arrendono, gli lasciano campo: è la sua battaglia, il suo momento, il giorno, finalmente, della resurrezione di un poeta in corpore alla patria natìa. Tutto questo, amici, in un fine pomeriggio di tarda primavera, a Roma, in Italia, in barba agli ingiustificati assenti e agli sconquassi contemporanei.
Roberto Ceccarini

Luigi Di Ruscio è nato a Fermo (AP) nel 1930, emigrato in Norvegia nel 1957 dove ha lavorato per anni quaranta in una fabbrica metallurgica, sposato con Mary Sandberg con cui ha avuto figli quattro. Ora è in pensione.Ha pubblicato questi libri:

Poesie
1 ) Non possiamo abituarci a morire. Prefazione Franco Fortini, Schwarz, Milano, 1953.
2 ) Le streghe s’arrotano le dentiere. Prefazione Salvatore Quasimodo, Marotta, Napoli, 1966.
3 ) Apprendistati, Bagaloni, Ancona, 1978.
4 ) Istruzioni per l’uso della repressione. Presentazione di Giancarlo Majorino, Savelli, 1980.
5 ) Epigramma, Valore d’uso edizioni, Roma, 1982.
6 ) Enunciati, a cura di Eugenio De Signoribus, Stamperia dell’arancio, Grottammare, 1993
7 ) Firmum, peQuod, Ancona 1999
8 ) L’ultima raccolta, prefazione Francesco Leonetti, Manni, Lecce 2002
9 ) Epigrafi, Grafiche Fioroni, Casette D’Ete, 2003
10) 15 epigrafi con dedica, Battello Stampatore, Trieste 2007
11) Poesie Operaie (raccolta antologica) EDIESSE, Roma 2007
12) L’Iddio ridente. Prefazione Stefano Verdino. Editrice Zona

Narrativa
1) Palmiro, presentazione Antonio Porta, lavoro editoriale, Ancona, 1986
2) Palmiro, (seconda edizione) 1990
3) Palmiro, (terza edizione) Baldini&Castoldi. 1996
4) Le mitologie di Mary, Postfazione: Mary B. Tolusso, Lietocolle, 2004
5) L’Allucinazione “affinità elettive” CATTEDRALE 2008
6) Cristi Polverizzati. Prefazione Andrea Cortellessa, Emanuele Zinato, Angelo
Ferracuti, edizioni: fuoriformato

Le recentissime recensioni di “Cristi polverizzati” sui quotidiani nazionali qui:

http://oboe.altervista.org/audio/tuttolibri.pdf di Massimo Raffaeli

http://oboe.altervista.org/audio/messaggero.pdf di Walter Pedullà

http://oboe.altervista.org/audio/Liberazione.pdf di Linio Accoroni

Nessun commento:

Posta un commento

La Tela Sonora

La Tela sonora e' una rete che attrae la poesia per espanderla e farla conoscere nel mondo, qui e ora: non esiste passato non esiste futuro. il futuro é il passato come é stato pensato da TE.

Ascolta ora in questo momento, l'unico possibile attimo.

Le parole della poesia letta sono adesso e ora, la loro musicalità é un tantra che raggiunge il cervello e soprattutto il cuore.

visita http://www.radioalma.blogspot.com/ ed ascolta le puntate trascorse in compagnia dei poeti.

La tela é per tutti grandi e piccini senza distinzione, accoglie per espandere per ritornare nel mondo con una forza più grande

Grazie a tutti coloro che hanno deciso di partecipare, la tela é vostra