lunedì 7 settembre 2009

Da “Bab Ilu” a “Tam Tam”, un percorso esaltante

Da “Bab Ilu” a “Tam Tam”, un percorso esaltante


IL GIOCO DELLA POESIA


Di Maurizio Spatola
da “Avanguardia” n.30, Roma 2005


In principio fu un caos di idee e di proposte. Poi scoprimmo, anzi ri-scoprimmo, il ciclostile e, di conseguenza, la pinzatrice o cucitrice, con le sue graffette di varie misure. Con un po’ di materiale da cancelleria d’ogni genere (pennarelli, taglierina, righello, scotch biadesivo, ecc.) e di vinavil, il gioco era fatto: sul lungo tavolo della sala da pranzo dei nostri genitori, al secondo piano di via Ettore Fieramosca 9 bis, zona Stadio Comunale, a Torino, prese forma il primo esemplare dell’ “antologia di testi sperimentali” GEIGER, significativamente sottotitolata worksandwordsandworlds . Era un giorno della tarda primavera del 1967.
Raccontata così, la genesi delle Edizioni Geiger può apparire un gioco da ragazzi e, in effetti, i tre fratelli Spatola (Adriano, Maurizio e Tiziano, di 26, 21 e 16 anni) in quell’occasione si divertirono come bambini, anche se dediti precocemente al consumo di vino e birra, nell’assemblare manualmente quel prototipo e le 299 copie successive: ma il percorso che aveva condotto a quel risultato¬ - al momento importante solo per noi e un ristretto numero di altri giovani e meno giovani sognatori di progetti artistici e letterari totalmente innovatori, ma, quasi quarant’anni dopo, storicamente rilevante – era stato lungo e tormentato, nella sia pur breve esistenza del poeta Adriano Spatola.
Tutti i movimenti artistici e letterari che si propongono di liberarsi dall’eredità del passato hanno sempre prodotto riviste e pubblicazioni antologiche, creando un fulcro per la diffusione delle proprie idee, anche se in ambienti limitati : una condizione oggettiva, quella della bassa tiratura e della diffusione underground, che tutte le “avanguardie” artistiche e letterarie hanno vissuto, nelle epoche precedenti internet.
Mio fratello Adriano aveva ben presente questo aspetto del mondo di cui fin dall’adolescenza aveva deciso di entrare a far parte: obiettivo che perseguì tenacemente già prima della maturità classica, conseguita al Liceo Galvani di Bologna, e durante i primi anni di Università. Quello della rivista di poesia, ma di una rivista tutta sua, da lui pensata, organizzata, realizzata e diretta, fu un progetto cui si diede corpo e anima sin da giovanissimo, attraverso diversi tentativi, sino ad approdare al risultato voluto (“TamTam”, il cui primo numero uscì nel marzo ’72), di cui le Edizioni Geiger, costruite con l’indispensabile collaborazione dei fratelli, costituirono una tappa fondamentale.
Punto di partenza fu proprio un ciclostile, cigolante nella stanza di Adriano studente ginnasiale a Imola nell’appartamento paterno. Con alcuni compagni di scuola mio fratello, all’epoca quindicenne, redigeva e stampava un giornalino studentesco, interessato soprattutto, guarda caso, alla poesia. L’insegnante incaricato di coordinare e sorvegliare il lavoro dei giovanissimi redattori era il professore di greco, un tipo simpatico e distratto, che di cognome faceva Proto (un segno del destino?): in un’occasione non diede molto peso a quei versi di Rimbaud, Verlaine e Baudelaire stampati sulla carta grezza del ciclostilato, ma la cosa non passò inosservata agli occhi di qualche severo genitore e del preside conservatore e moralista. Il prezzo pagato per quella “bravata” da Adriano e compagni fu, se ben ricordo (avevo dieci anni), una giornata di sospensione: il primo, piccolo segnale delle difficoltà che il futuro “poeta totale” avrebbe incontrato sulla sua strada.
Il professor Proto ce lo ritrovammo dietro la cattedra, con una gamba perennemente agitata da un tic nervoso durante la sua lezione, sia Adriano sia il sottoscritto nelle aule del Liceo Galvani di Bologna: sempre simpatico, distratto e disponibile, nonché molto bravo come insegnante. Il Galvani era allocato in un vecchio palazzo di via Castiglione, .......... (segue)

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