venerdì 7 agosto 2009

Canto dell’estate - Emma Pretti

Buone vacanze al sapore di mela!
Proprio mi spiace ma non posso raggiungerti
questa è l’ora che permette salti
ai caprioli, mirtilli e bacche,
la luce che filtra dai cespugli
è lenta a morire.
Ha fatto un lungo viaggio diligente
e detto per intero ch’è fatica
questo sopravvento delle cose.
Nell’aura tiepida che man mano
s’arroventa, il pensiero più conciso
è come nebbia e alberga
non più su di un aquilone.
Mi dispiace ma non posso raggiungerti
fino all’ultima musica ballerò.
- Sarà lungo l’inverno e pesante il sonno –
così fischia chi s’attarda all’alba
di questi giorni variopinti.
Sarà lungo l’inverno al sapore di mele
raccogline qualcuna anche per me.




Da “ Economia del bosco “ di Emma Pretti – Caramanica Editore - 2002

1 commento:

  1. Eclisse di luna

    Il rebus dei tacchini bianchi
    è nelle loro testoline pelate,
    lungo il perimetro del cortile
    sognato di traverso
    corrono dietro alla luna
    che raschia via la propria immagine.

    Sono tutti innamorati fradici
    e la malanima fluttua sull’illusione
    che un giorno lei li porterà via
    sostenendoli in un volo senza stanchezza,
    dentro il suo velo tarlato
    zuppo di tenebra.

    Raspano il gioco del cielo
    con la speranza dei cercatori
    d’oro, una foresta di stanghe all’aria
    fa da spettacolo e tra pochi minuti,
    appesa ai rintocchi del ferro e del vuoto,
    tornerà a splendere scaltra e
    solenne sopra le testine pelate.




















    Disperso ad alta quota


    Non vedrò questo miracolo
    ma almeno ci ho provato.
    Ho giocato senza regole
    e senza nome
    senza conteggi
    che potessero frenarmi,
    e la partenza è stata alla grande.
    Poi è arrivata la salita.
    La salita era un lenzuolo
    di ghiaccio che sbatteva al vento
    e Dio sopra la mia testa
    aveva la forma di un cucchiaio
    mi spingeva giù.
    Scavava dentro al mio nome
    perché non potessi portarlo con me
    e l’estrema felicità
    non avesse simboli.
    La salita è stata solo sogno.
    Frastagliato da un milione
    di urti.
    Non è vero che esiste il silenzio
    quassù,
    è tutto un correre di voci trafelate
    metalliche, sfibrate dal vento
    che si affanna a portarle via
    rovesciandole sopra le nubi
    e scuotendole con rabbia giocosa,
    come il cane tormenta
    una vecchia pantofola.
    Corrono nascoste al mondo
    alzano pareti di vetro.
    Il mondo gli è bastato.
    Non è grave addormentarsi
    Tra queste lame di cristalli guerrieri
    mentre il cielo viene rimescolato
    dalle pale degli elicotteri e ha
    un invisibile turbamento
    che oscura il mio respiro.









    Gli alberi non nati

    La sostanza degli alberi non nati
    è una carne tremula di cui
    abbiamo sentito il fruscìo
    appeso alle orecchie,
    un’idea rapida che sorpassa
    se stessa nel buio trasparente.
    Solo per un attimo aprirono gli occhi
    per bere la nebbia corrotta del mattino.

    Sono venuti per redimerci
    e sparire, anch’essi coinvolti
    nella crescita e seppelliti;
    neanche ridotti a numero
    sulla strada verso nessun luogo,
    che è il percorso migliore
    perché non s’impara
    né bisogna ricordare.

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