mercoledì 17 dicembre 2008

Giovanni Stefano Savino



Giovanni Stefano Savino
Tre poesie
Al primo impatto, non ti riconosco.Sapevo che dall'autobus, all'oraconvenuta, puntuale, da La Lastracontando le fermate la seconda,eri tu che scendevi, e mi portavila nostra giovinezza. Ricostruisco,guardandoti, l'immagine, sul nuovoche mi viene incontro con lo stessosguardo, come fa il sarto, quando il clientemisura con la stoffa. Mi consoli:abbiamo idee in comune oltre ai ricordi,che tu riaccendi in me come mia madrecon la carta e il ventaglio al focolaresessanta e più anni fa la fredda brace.
(24 agosto 2001)
"eri tu": Alberto Müller, amico d'infanzia e di prima giovinezza (da Anno Solare, 17 agosto - 22 settembre 2001, Al banco, XXI).

Abbiamo camminato su per CostaSan Giorgio, sul lungarno, su per viaGuicciardini, per tanti giorni quantioccorsero all'infanzia, per cambiarei corti pantaloni in pantalonilunghi, passando per quelli alla zuava.Le "mie donne"? Nel crescere le persi;appartennero ad altri, mogli, madri,e, se vive, non cercano nell'albumdella memoria né il nome né il voltodi Giovanni, raschiato, impolveratodal tempo. Vedo il tuo corpo rimpolpato,per un attimo, fermo al marciapiede,di spalle, dentro il vuoto del cancello;non mi hai detto per te chi sono stato,fiammifero non lasci alla mia notte.
24 agosto 2001
"vedo il corpo rimpolpato": l'amico Alberto Müller (id., XXII).

Ieri, col primo amico, non con dio,faccia a faccia: ti passi il fazzolettosul collo, sulla fronte, più e più volte,poco accaldato e molto emozionato;io ti guardo, misuro ogni tuo gesto,ogni parola, con cui mi rammentila sorte di Foà, di Filistrucchi,di Parretti, di Vestri, di Meucci.La "pace armada" come il carnevale,non altro in fondo il fascismo in Italia,e parate e discorsi e giuramenti,contro la nostra crescita, la nostravana domanda. E intristivano i padricome gli ombrelli nella rastrelliera.
24 agosto 2001
"col primo amico": l'amico Alberto Müller (id., XXIII).

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