venerdì 30 ottobre 2009

ASSE DA STIRO PRIZE 2009

ASSE DA STIRO PRIZE 2009
il premio letterario, unico sul panorama italiano, volto a sanzionare
criticamente e ironicamente un prodotto editoriale


RADIOPROCLAMA
La proclamazione del vincitore PAOLO GIORDANO per la sua opera più famosa,
LA SOLITUDINE DEI NUMERI PRIMI, avverrà via radio dal centro del continente,
in seguito alla votazione di una giuria popolare di cento lettori

Il premio andrà in diretta sulla
RADIO BELGA ALMA/Bruxelles
Nel corso del programma letterario La Tela Sonora

VENERDì 30 OTTOBRE 2009 dalle ore 20.40
con Max Ponte e Gabry T in onda.


Matteo Vecchio, ricercatore di Italianistica all'Università di Firenze, ha
scritto un breve saggio che verrà presentato in onda e che si allega al
comunicato.

Un asse da stiro formato bambino in materiale nobilissimo verrà inviato dopo
il 30 ottobre al diretto interessato presso la casa editrice.


L'Asse da Stiro è prima di tutto una speranza di riscatto per chi ama la
letteratura e la nostra rotondissima e musicale lingua, l’assunzione e la
riscoperta del valore della critica, dalla parte di chi legge.


Il gruppo con i commenti dei lettori:

http://www.facebook.com/group.php?gid=59016306045


Radio Alma Podcast
http://radioalma.blogspot.com/search/label/la%20tela%20sonora


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Asse da Stiro Prize 2009 / Dichiarazione


Poesia Totale istituisce l'"Asse da Stiro Prize",
il premio per l'autore che si è distinto maggiormente per la piattezza della
sua opera, per non aver utilizzato alcuna innovazione linguistica e aver
cavalcato una mediocrità stilistica che ha giovato al mercato

Proclamazione
L'Asse da Stiro Prize 2009 è conferito a Paolo Giordano
per l'opera "La solitudine dei numeri primi", Mondadori

L'"Asse da Stiro Prize" ha come obiettivo quello di ristabilire la valenza
della lettura critica da parte di un pubblico che non si piega alle ovvietà
delle proposte editoriali e vuole, invece, rilanciare la ricerca e il
coraggio della creazione.
Nell'imperversare di premifici che si stanno rivelando opera di uomini senza
scrupoli, l'"Asse da Stiro Prize" è un'occasione per mettere nuovamente in
discussione l'istituzione di riconoscimenti che non creano cultura ma solo
medaglie e decorazioni per l'album di famiglia. Grandi autori della
letteratura si sono distinti per il rifiuto di simili pratiche. In Italia si
contano più di mille premi, molti autori mediocri pubblicati e tanti talenti
ignorati.
Oggi pochi pensano a cosa si cela dietro un premio. Molti ne vorrebbero uno.
Molti acquistano libri con la fascetta che ne attesta una presunta bontà,
cartacea voce del marketing. Molti autori sedicenti impegnati, di ogni età e
orientamento politico, non esitano a correre a ritirar bottiglie, patacche e
ferramenta. Non si tratta di eliminare i riconoscimenti, si tratta di
dotarli di senso compiuto, aprirli a finalità di condivisione culturale,
inserirli in un contesto estetico diffuso.
L'"Asse da Stiro Prize" si concretizza in un asse da stiro. L'asse da stiro,
con suo regolare imballo, verrà spedito direttamente all'autore attraverso
la casa editrice di appartenenza, affinché anche l'editore, attraverso il
volume, non cartaceo ma metallico dell'oggetto, possa valutare più
coraggiose scelte editoriali.
L'"Asse da Stiro Prize", ha alla base un comitato critico formato da
lettori, liberi cittadini, intellettuali e figure del mondo culturale e
letterario. Il rifiuto del provincialismo letterario, della lettura fine a
se stessa e di una annoiata buonista indifferenza, per rianimare la
letteratura.

Poesia Totale, ha costituito una giuria di un centinaio di lettori con un
gruppo su Facebook dal titolo “Un asse da stiro per Paolo Giordano”, i
giurati parteciperanno anche all'elezione del prossimo candidato 2010.

http://www.facebook.com/group.php?gid=59016306045

"Asse da Stiro Prize" è un'iniziativa promossa da Poesia Totale / Torino,
rassegna indipendente di poesia di ricerca, comitato critico diretto da Max
Ponte


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Poesia Totale / Insetto corazzato si nutre di vocali e consonanze
http://www.myspace.com/poesiatotale
e.mail: programma@poesiatotale.eu
phone 3341696877

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Cinque piccoli scritti su Paolo Giordano
Matteo M. Vecchio


*
Paolo Giordano è un bravo ragazzo. Timido, esile, dal sorriso gentile, dai
modi affabili e cortesi, forse talmente cortesi da risultare distaccati e
algidamente estranei al contesto che lo circonda. Credo potrebbe essere un
ideale e redivivo Guido Gozzano, se svestisse i jeans e la T-shirt e
indossasse giacca inglese, camicia a colletto rigido e cappello, ed evitasse
di impiastricciarsi i capelli di gel. Credo che un'aura torinese,
malinconicamente tale, percorra il suo modo (gentilissimo, ripeto, financo,
a tratti, affabile) di porsi e di rapportarsi agli altri. Affiora forse in
qualche traccia di pacata insofferenza verso un mondo di adulti che lo
intervistano, se lo contendono per festival letterari e trasmissioni
televisive (gli vorrei domandare soltanto se lui si ritiene tra gli Infelici
Molti o tra i Felici Pochi, solo questo), lo sballottano da una parte
all'altra, ne seguono e monitorano i movimenti, ne curano l'immagine.
Nel senso: il suo apparente distacco, pur sempre ironico e come stupito da
ciò che gli accade intorno, che emerge dalle azzurrità di per sé slontananti
dello sguardo, sembra, e forse effettivamente è, spia inconfessabilmente
nevralgica di una insofferenza, impeccabilmente tenuta a bada, nei confronti
di un un successo che, pur gratificante (lo Strega gli ha cambiato la vita,
ha detto), gli ha forse sottratto una non esile porzione di sé (di un
possibile sé alternativo a tutto questo, lontano da ingombranti ed esigenti
ruoli pubblici), una modalità di vita pensante, appartata per quanto
ricettiva e scrutante, che è, in definitiva, la condizione operativa dello
scrittore.

*
Immaginiamoci un ipotetico faccia a faccia tra Giordano ed Emily Dickinson.
Lei compunta che gli mette tra le mani un giglio e gli dice che vivere è
l'estasi, gli parla che la poesia è quando senti che una scure ti frantuma
il cervello. Lui, altrettanto compunto, che si guarda intorno, scruta le
geometrie dello scialle blu, lavorato a nido d'ape, di Miss Emily, ma che
forse già ripensa (ed è un pensiero che lo allontana da lì, da quella
stanza, dalla polvere impercettibile che vola al raggio di luce) alle
solerti raccomandazioni del proprio press agent, prima che rilasci una
intervista.

*
Il successo infrange la soglia, esigente, tra lo scrittore e il mondo,
soglia che gli permette in un certo senso di vivere e di non vivere allo
stesso tempo, di ammortizzare le bruciature del reale e di farle cadere e
decantare nella scrittura. Insofferenza e desiderio (anch'esso sapientemente
tenuto a bada) di spoliazione da tutte le etichette, da tutti gli abiti, da
tutte le sbrodolature che la critica, a volte (non sempre) piuttosto
acriticamente, gli ha cucito addosso, quasi su misura, trascurando
(tragicamente) i limiti del romanzo. Limiti che, in ogni caso, non
presentano una connotazione necessariamente negativa. Limiti nel senso di
coordinate cartesiane entro le quali si incardina la geometria narrativa,
del romanzo. All'interno di quest limiti (riconosciuti, meglio, questi
limiti), ed escludendo la fascinazione mediatica che l'autore del romanzo
esercita, è possibile elaborare un discorso critico coerente, che muova cioè
dalla nudità dell'opera e in essa, entro le sue coordinate, si concluda.
Senza derive agiografiche, senza sconfinamenti mediatici. Senza confondere
le acque con interventi e azioni pubblicitarie. Un discorso critico che
escluda totalmente la componente mondana che un autore può lasciare, scia
più o meno agevole da condurre, dietro a sé, se è il problema del
mantenimento, come dire, di questa aura mondana, a costituire il rovescio
della medaglia. In altre parole: se baso la mia fortuna critica anche sulla
mediaticità della mia presenza sulla scena letteraria, dovrò necessariamente
fare i conti con l’inesorabile sic transit gloria mundi - il venir meno
dell'effetto mediatico della sorpresa e dello stupore, lo spegnersi dello
strascico sfolgorante - che, più o meno tardi, coinvolge la scena del mondo.
È cioè con la magmatica transitorietà del postmoderno che uno scrittore deve
fare i conti. Con il fatto che manchino appigli ermeneutici alla critica su
cui fondare opinioni prive di ipoteche, e agli scrittori manchi la materia
prima (a vari livelli: culturale, storico, antropologico) per radicare il
proprio sguardo nel contesto della modernità e farne emergere gli archetipi,
i nuclei di significato. Manca forse la capacità, e ai critici e agli
scrittori, di agire sulla materia del mondo. Sul magma incomprensibile del
postmoderno.

*
Dovrebbe restare il valore della scrittura, la sua possibilità di aderenza
all'esperienza del mondo.
A questo punto si innesta una successiva riflessione. La presunta dicotomia
tra cultura scientifica e cultura umanistica. Il romanzo e il suo scrittore,
fisico, hanno fatto sì che ritornasse a galla la questione della presunta
alterità tra letteratura e scienza. Ma aveva ragione Cristina Campo, credo,
a dire che in Italia non esistono lettori di Musil (ma, a questo punto,
neppure di Primo Levi), che nell'anno della sua laurea in matematica
pubblica Toerless. Che gran parte della fortuna mediatica del romanzo si sia
giocata su questa apparente dicotomia è evidente. Ma si tratta di un bluff
critico. Scrivere di fatto è matematicizzare il pensiero, tradurlo in una
coerente architettura.
Dov'è, allora, la sorpresa?
E allora, come superare e ammortizzare un successo che imprigiona un nome a
un'opera?

*
Ma Paolo Giordano è da incontrare in sogno, con Lyda Borelli e Amalia
Guglielminetti, a Torino millenovecentodieci, tra i portici e piazza
Castello. Lontano dall'ufficialità che lo soffoca. Giordano si incontra
altrove, non nel libro, nel senso che il suo mondo percettivo e umano è
distante da quello dei personaggi del libro. Forse ha sfiorato vite come
quelle di Denis, di Viola, di Mattia e di Alice, ma non ha voluto stringere
amicizia.
C'è uno stridore ironico tra lui e loro.
Perché non si mette a gridare, con e come Miss Emily, "I am Nobody!"?


Matteo Vecchio è critico letterario e ricercatore, e si occupa in
particolare di poetesse (Antonia Pozzi, Daria Menicanti, Cristina Campo), di
filosofe (Simone Weil) e di dottoresse della Chiesa (Teresa di Lisieux).
Suoi lavori sono apparsi per le case editrici Viennepierre e Nuova Editrice
Magenta. Collabora al progetto Poesia Totale/Torino.

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