venerdì 5 giugno 2009

Fabio Barcellandi - La tela Sonora 5 giugno 2009




Prefazione di Beppe Costa
Stupisce e colpisce in maniera drastica, nel giovane autore di poesie
Fabio Barcellandi, il suo affrontare frontalmente e ripetutamente un
tema tutt’altro che leggero e banale come il male assoluto, ovverosia
la morte, quasi ossessivamente presa di mira e assediata dalla sua attenzione,
emotiva e razionale allo stesso tempo.
Leggendo questa ultima raccolta di poesie “Nero, l’inchiostro” la
prima espressione che ci viene in mente, ma proveniente da uno
strato emotivo profondo, è appunto quella di “poesia nera” per il
confluire di una serie di livelli mentali al limite di ogni espressione
di vita, talmente al limite da parlare nella maggior parte dei componimenti,
già dai titoli decisamente funerei nel loro implacabile susseguirsi,
chiaramente e assolutamente di morte.
L’atteggiamento esistenziale assunto dall’autore verso questa tema
capitale dell’esistenza, o meglio della fine dell’esistenza, sembra essere
in quasi tutti i suoi versi quasi di sfida, o magari di semplice
constatazione del suo “esserci” in maniera totalizzante.
Sembra non esserci una sola composizione in cui non sia presente,
anche quando i titoli sembrerebbero aver abbandonato l’argomento,
la parola fatale in assoluto. Anzi, a volte i titoli sembrano scherzare e
prendere in giro il lettore, perché quando troviamo un titolo come
“Vivere” e riappare uno spiraglio di pensiero positivo versi come
“non c’è aria per continuare a sperare… morire davvero e per sempre”
ci riconducono a una dimensione comunque obbligata di implacabile
destino, né sembra consolarci la possibilità di rintracciare qua
e là accenti di volta in volta apparentemente diversi. Un titolo come
“Resurrezione”, infatti, appare anch’esso benaugurante e finalmente
in netta controtendenza con tutto il resto della produzione e come
antitesi conclusiva in senso positivo dell’opera nel suo complesso,
ma subito versi come “morte… ultima speranza… sollievo tanto
agognato” ci fanno nuovamente immergere in un’eco sempre calda
di matrice leopardiana.


Una annotazione in senso complementare possiamo formularla vedendo
una contrapposizione assoluta tra concetti, quasi come schiaffi
alla vita e alla passività emotiva del lettore:
“Un fiore… morir tra le tue mani” oppure “La disperazione è speranza…”,
“Amore sempre fedele nonostante reiterati tradimenti”, “
La morte… canto d’amore per la vita”, “Desiderare la morte… per
poterti rialzare”, “So già che morirò il giorno in cui accetterò di voler
vivere” ma non cambia comunque il tono generale della produzione
poetica del Barcellandi in questa raccolta.
Possiamo però intravedere in fondo al pessimismo totale una nuova
interpretazione della sua opera, individuando in vari suoi componimenti
una dimensione escatologica di radice cristiana che ci rimanda
a un futuro finalmente e veramente positivo, anche se il tutto
ora ci appare in un’ottica e una prospettiva troppo amare per comprenderle
e accettarle appieno. Altri titoli, anch’essi certamente poco
allegri come “Tormento”, “Fragilità, “Vuoto”, “Paura”, “Diluvio”
completano l’ambiente poetico dell’autore, che insiste nella sua visione
pessimistica dell’esistenza e sembra non suggerirci altro che la
mera presa di coscienza di una dimensione negativa della vita e della
sua ineluttabilità.
Infine, posso ricordare che Dario Bellezza, in tempi non sospetti e
non condizionati dalla malattia che lo condusse poi alla morte, ne
scriveva ripetutamente ma, avendo trascorso con lui molti anni della
nostra vita, posso assicurare il suo carattere allegro, colmo di ironia
e complicità, sapendo bene che la poesia, oltre che quella scritta è
quella vissuta. Cesare Pavese scrisse all’età di 8 anni, dei versi che
lo descrivevano passeggiare per le langhe con il suono del proiettile
che lo uccideva, cosa che fece, senza apparente motivo e nel momento
di maggiore successo, 42 anni dopo.
Per concludere il “poeta” è, in questo caso e in altri, come scrive
Pessoa in una sua brevissima poesia:
“Dio non ha unità,
come potrei averla io?”
Beppe Costa

Nessun commento:

Posta un commento

La Tela Sonora

La Tela sonora e' una rete che attrae la poesia per espanderla e farla conoscere nel mondo, qui e ora: non esiste passato non esiste futuro. il futuro é il passato come é stato pensato da TE.

Ascolta ora in questo momento, l'unico possibile attimo.

Le parole della poesia letta sono adesso e ora, la loro musicalità é un tantra che raggiunge il cervello e soprattutto il cuore.

visita http://www.radioalma.blogspot.com/ ed ascolta le puntate trascorse in compagnia dei poeti.

La tela é per tutti grandi e piccini senza distinzione, accoglie per espandere per ritornare nel mondo con una forza più grande

Grazie a tutti coloro che hanno deciso di partecipare, la tela é vostra